James Lee Byars
Interessato alle filosofie e alle religioni orientali, James Lee Byars ha soggiornato a lungo in Giappone, dove si è recato numerose volte fra il 1957 e il 1967, insegnando l’inglese ai religiosi buddisti. A partire dalla frequentazione delle culture orientali, ma anche delle più avanzate ricerche scientifiche, l’artista ha elaborato un personale linguaggio visivo basato su forme semplici, ma dal profondo valore simbolico, quali le figure geometriche del cerchio e della sfera, del cilindro e della piramide. I materiali e i colori, come il marmo, il velluto oppure il nero e l’oro, sono anch’essi rilevanti sul piano simbolico. Le opere di Byars non recano messaggi univoci: le simbologie che le caratterizzano sono intenzionalmente aperte e invitano gli spettatori a scandagliare nella propria memoria culturale.
The Spherical Book (Il libro sferico), 1981-1983, è una sfera in pietra arenaria, che appare all’interno di una bacheca di legno dalle pareti di vetro, simile a quelle usate nei musei per mostrare oggetti d’arte, reperti archeologici o di storia naturale. Figura polisemica, la sfera nella nostra cultura è un simbolo cosmico carico di significati in particolare attinenti alla spiritualità. Racchiusa nella bacheca, sembra esibita e protetta come si addice a un oggetto di natura sacra. La sfera in pietra richiama anche l’idea del corpo celeste e il titolo dell’opera spinge a pensare che questo frammento di cosmo contenga il segreto del nostro stesso esistere, come il libro di una scienza occulta. Anche l’oro è un simbolo cosmico: nelle pitture bizantina e gotica esso definisce uniformemente lo sfondo della composizione e rimanda all’infinito e alla divinità. Byars usa spesso l’oro per richiamare gli originari significati spirituali. The Wand (La bacchetta), 1989, è una lunghissima bacchetta ricoperta d’oro che, diretta verso il cielo, sembra portare l’attenzione verso l’infinito, trascendendo lo spazio reale.
[GV]