Conferenza stampa di presentazione del nuovo Direttore del Castello di Rivoli

Castello di Rivoli. Foto Andrea Guermani

Il nuovo Direttore del Castello di Rivoli Francesco Manacorda,che ha assunto l’incarico a inizio anno, ha incontrato la stampa oggi, martedì 30 gennaio 2024, per presentare le linee guida del suo mandato e il Programma espositivo 2024.

Francesca Lavazza, Presidente del Museo, nel dare il benvenuto al nuovo Direttore, ha affermato Con l’ingresso del nuovo Direttore Francesco Manacorda, il Castello di Rivoli riconferma la propria identità e prospettiva nel contesto artistico internazionale. Da quarant’anni, il Museo ha sviluppato una cultura dinamica che ha consolidato la propria posizione di spicco nell’ambito dell’arte contemporanea e dei suoi linguaggi. Questa istituzione ha contribuito a esplorare la complessità della nostra epoca, partendo dai movimenti creativi che qui si sono generati, e che da qui si sono diffusi. Il Castello di Rivoli è un punto di riferimento per un pubblico sempre più ampio, grazie all’apertura verso nuove iniziative progettuali, che sono certa Francesco Manacorda porterà avanti con entusiasmo, lungimiranza e competenza. Fin dalla sua fondazione nel 1984, il Museo ha anticipato tendenze e sperimentazioni, che hanno permesso di comprendere e interpretare il mondo in continua evoluzione. Voglio augurare un buon lavoro al nuovo Direttore, e a tutta la squadra del Castello, per la realizzazione di un programma ambizioso quanto innovativo”.

La missione principale di un museo di arte contemporanea è quella di ‘incastonare’ l’arte nella società civile, rendendola visibile, rilevante e significativa.” – afferma Francesco Manacorda, Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea – “In questo processo, il Museo deve costruirsi attorno una crescente comunità di persone che comprendano, interpretino e partecipino alle innovazioni artistiche. Il punto centrale di questa vocazione civica risiede nella modalità in cui il museo valida, ovvero dà forza e valore all’arte contemporanea, e nel suo dovere di abilitare il pubblico all’esperienza intellettuale ed emotiva di tale validazione. Il Museo ha chiari doveri verso il pubblico, gli artisti e la cultura di cui è strumento. Per il pubblico, il Museo deve essere una piattaforma in cui, attraverso la cultura, mette i suoi partecipanti in condizione di decodificare il mondo che li circonda. Nei confronti degli artisti, deve amplificare la loro voce e permettere loro di rappresentare i temi per loro più urgenti. In relazione alla cultura, il Museo ha il compito di far dialogare civiltà lontane e continuare ad arricchire il patrimonio artistico della sua comunità”.

I cinque principi della missione sopra descritta sono:

1. Il valore dell’arte

Rivoli è un museo costruito a partire dall’Arte Povera e in quanto tale ha il compito di narrare le storie dell’arte usando tale punto di partenza, tracciando le sue eredità e gli sviluppi del discorso artistico che tale movimento ha agevolati. Ciò nonostante, il Museo ha anche il dovere di inserire l’arte italiana nel discorso internazionale e viceversa, promuovendo dialogo, scambio e confronto, mantenendo un importantissimo equilibrio di genere e incorporando prospettive non occidentali per dare conto degli ineludibili processi culturali di cambiamento in atto oggi. Al fine di rendere l’arte più contemporanea accessibile al grande pubblico, saranno messi in primo piano temi di interesse generale che sconfinano il territorio dell’arte quali l’ecologia e il non-umano, la portata della spiritualità o gli impatti delle tecnologie digitali.

Uno dei punti di forza del Castello di Rivoli è il contrasto tra contenitore antico e contenuto contemporaneo che instaura la condizione unica di “futuro nel passato”: un posizionamento interculturale e “intertemporale” che è forse il più urgente per il Museo oggi. Per converso, un importante punto di forza di tutti i musei di arte contemporanea corrisponde alla dimensione del futuro implicata nella loro attività: gli artisti contemporanei anticipano il futuro e il museo, seguendoli, deve diventare un luogo dove il futuro viene immaginato e portato alla luce. È dunque necessario lavorare a un programma espositivo ed educativo diversificato adatto al XXI secolo. Il Museo deve aiutare il suo pubblico a navigare il futuro: il valore più grande dell’esperienza artistica è quello in cui l’arte ci porta per mano in territori, situazioni e percezioni sconosciuti e inattesi.

2. La vocazione sociale del Museo

Solo metà del Museo è definita dalle sue attività culturali, l’altra metà della sua identità è il suo pubblico. La necessità del Castello di Rivoli di costruire rilevanza per un pubblico più vasto non va solo – pur abbracciandola – nella direzione dei numeri, ma ambisce a farsi carico di mettere il Museo nel cuore della popolazione. Il pubblico è moralmente il proprietario del Castello e del suo patrimonio, con la collezione in primis: si tratta di trasformare tale proprietà civica in proprietà affettiva. Se quindi l’obiettivo primario è l’incremento graduale dei visitatori, l’effetto secondario deve includere la dissoluzione nel pubblico della percezione del Museo come luogo elitario, incomprensibile e lontano.

Per rendere il Castello di Rivoli un patrimonio affettivo condiviso e una destinazione abituale e ricorrente, si rende necessario fare in modo che esso sia uno spazio sociale per pubblici diversi. A tal fine bisogna trovare un luogo di incontro anche tra campi diversi, attraverso la creazione di un “polo del contemporaneo” intorno al Museo in modo da connettere territori e discipline diverse, al di là della disciplina delle arti visive in senso stretto, tutte però incastonate nel presente e proiettate nel futuro.

3. Il suo compito internazionale

Connettere le culture attraverso lo spazio e il tempo non si esaurisce in un compito accademico, ma comprende una vera e propria attività di diplomazia culturale e di tessitura sociale. Il museo è simile a un intellettuale pubblico, che aspira a stimolare dibattiti e riflessioni rilevanti sul nostro tempo, condividendo strumenti per pensare facilmente utilizzabili, che permettano di promuovere scambi e crescita per la comunità e la sua produzione culturale. Quale spazio di confronto, scontro e incontro, il museo diventa un luogo dove mettere alla prova la complessità del reale e incorporare approcci, epistemologie e tradizioni differenti e, a volte, addirittura in contrasto. In tal senso, di enorme urgenza è l’apertura del canone artistico a sistemi conoscitivi e artistici non-occidentali.

4. L’imperativo educativo

La pratica educativa, intesa nel doppio senso etimologico da un lato di ‘trarre fuori’ e dall’altro di condurre in territori nuovi, rimane punto cardinale di ogni istituzione artistica. Il museo è una macchina per l’allenamento della mente e del cuore non solo per i non-adulti: esso deve offrire a tutti nuovi strumenti per pensare e sentire. L’arte contemporanea ha il vantaggio di poter essere ‘usata’ come base per allenare all’imprevedibilità, all’apertura intrinseca dell’opera e ai suoi significati multipli. Immergersi nelle sue spire permette da un lato di sviluppare la capacità critica, di andare alla ricerca di domande più che di risposte, e dall’altro quello di affinare l’abilità a filtrare la rilevanza di qualsiasi informazione o prodotto culturale. Tale prospetto pedagogico, così necessario nell’era digitale che viviamo, non anima solo il Dipartimento Educazione del Museo, ma tutto il suo operato, per accompagnare i visitatori a esplorare territori sconosciuti.

5. La centralità del patrimonio pubblico

La collezione è la conditio sine qua non di ogni museo, la parte senza la quale l’edificio istituzionale crolla. Si tratta di ciò che viene lasciato in eredità alle generazioni future quale memoria culturale e capitale intellettuale. In base a questo principio, è necessario ridare forza, visibilità e rilevanza alle sale dedicate alle collezioni, rendendo visibile ed esperibile allo spettatore il lavoro storico artistico che il Museo fa in un moto perpetuo. La costruzione del patrimonio comune deve divenire un atto pubblico comprensibile ai visitatori e aperto alla loro fruizione e partecipazione.

Per finire, una breve questione di metodo: se il sistema dell’arte può essere paragonato al modello di ecosistema caratterizzato dall’interdipendenza degli attori che partecipano al suo funzionamento, è fondamentale che il Museo si dia come strumenti e modi operandi principali quello della collaborazione radicale e del rinnovamento ininterrotto; uniche modalità con cui combattere il rischio di perdita di rilevanza, resilienza ed efficacia nel mondo di oggi.

Francesco Manacorda è stato nominato Direttore del Castello di Rivoli il 26 settembre 2023, al termine di una manifestazione d’interesse pubblica da una commissione giudicatrice presieduta da Francesca Lavazza, Presidente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, e composta da Richard Armstrong, che è stato Direttore The Solomon R. Guggenheim Foundation dal 2008 fino a luglio 2023; Andrea Ruben Levi, collezionista, Amico Benefattore del Castello di Rivoli, membro del Board of Trustees del New Museum di New York; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista, Presidente dell’omonima fondazione, Presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT; Sir Nicholas Serota, Presidente Arts Council England, già Direttore Tate.

Note biografiche

Francesco Manacorda è stato Direttore Artistico della V-A-C Foundation (2017-22); Direttore Artistico di Tate Liverpool (2012-17), Direttore di Artissima (2010-12) e Curatore presso la Barbican Art Gallery (2007-09). Dal 2006 al 2011 è stato Docente presso il dipartimento di Curating Contemporary Art del Royal College of Art, Londra. Ha co-curato nel 2016 la Biennale di Liverpool e nel 2018 l’undicesima edizione della Biennale di Taipei.

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